Odio per la “diversità’”

Nel mese di dicembre del 2019 l’Espresso ha pubblicato un’ interessante inchiesta sullo spettro che è tornato ad aggirarsi in modo particolare in Europa e negli USA e che produce distruzione dei simboli ebraici, molti dei quali legati alla memoria della shoah.

Non si tratta solo di atti di violenza sulle persone, o di insulti gridati sui soliti social da ignoti, o della devastazione di simboli ai quali sono legati affetti e storie indimenticabili. Si tratta anche di comportamenti apparentemente normali che stanno venendo avanti, come quello del sindaco di Predappio, Roberto Canali, leghista, che decide di sospendere il sostegno ai viaggi della memoria ad Auschwitz, perché quei viaggi “sono di parte”.

A quel sindaco Matteo Salvini aveva infatti consigliato “prima gli italiani”.

Ecco, è questo l’antisemitismo che più preoccupa oggi: quello di chi non sa di essere antisemita e, allo stesso tempo, non sa di essere razzista. In fondo è pensando a questo comportamento di persone, che si ritengono normali e anche perbene, che Hannah Arendt aveva coniato l’espressione “banalità del male”.

Non possiamo accettare senza muovere un dito le nuove fabbriche di “capri espiatori”, che siano ebrei, rom, immigrati d’ogni colore, omossesuali, donne o semplicemente dei “diversi”.

Infatti, non sono solo gli ebrei, che sono saliti alla cronaca più recentemente, o i migranti, che da qualche tempo se la passano male, a essere stati fagocitati in questa nuova fabbrica dei “capri espiatori”, ma anche le donne.

L’Istat – in collaborazione con il Dipartimento per le pari opportunità e le Regioni – ha condotto la prima indagine sui 281 centri anti-violenza, diffusa a fine ottobre, secondo la quale nel 2017 si sono rivolte ai centri anti-violenza 43.467 donne (15,5 ogni 10 mila). Il 67,2% ha iniziato un percorso di uscita dalla violenza (10,7 ogni 10 mila). Tra quelle che hanno iniziato questo percorso, il 63,7% ha figli, minorenni nel 72,8% dei casi.

Nel 2019 sono avvenuti un atto di violenza sulle donne ogni 15 minuti e un femminicidio ogni 3 giorni. Il 2020 è iniziato molto male.

Nella maggior parte dei casi le violenze avvengono dentro le mura di casa e i responsabili sono italiani.

Oggi, più di ieri, le donne danno fastidio e fanno paura perché sono libere, indipendenti e in qualche caso più realizzate degli uomini, per quanto permangano differenze di trattamento economico a loro sfavore. Fanno paura e danno fastidio perché hanno duramente e faticosamente superato quel cliché di madre dedita completamente ai figli e di moglie devota, al quale sono affezionati alcuni uomini e anche donne che appartengono a un certo tipo di “pensiero politico” e di società. E quindi le donne sono entrate di diritto nel concetto di “diversità”.

In questa concezione di “diversità”, come non ricordare anche  gli omosessuali?

Omosessuali picchiati, ricattati, derisi, insultati, discriminati nel mondo del lavoro e nella burocrazia, a casa e in classe. C’è la coppia di Verona che si è ritrovata la porta di casa con una croce uncinata e taniche di benzina, chi è stato schernito, bullizzato in classe, al lavoro, dai genitori per aver detto chi amava. Cresce l’onda anti gay, si moltiplicano i gesti di abuso, di violenza e discriminazione contro chi viene considerato “diverso”, vissuto come un nemico da punire, qualcuno da ridicolizzare nella migliore delle ipotesi.  A denunciare “una campagna di odio anche da parte di forze politiche e gruppi neofascisti” è l’Arci Gay nel nuovo report annuale in occasione della giornata mondiale contro l’omotransfobia,  che si è celebrata da poco.

Giornali alla mano, sono stati “registrati” un abuso, una violenza ogni due giorni: sono 187 i casi da maggio 2018, 72  in più rispetto al passato, una crescita di segnalazioni che supera il 33 per cento. E solo per quanto riguarda le testimonianze che arrivano sui giornali.

Quello che preoccupa l’Arci gay, al di là del numeri, è soprattutto come l’omotransfobia prenda forma nei tessuti sociali. “Sono numerosi gli episodi di violenze fatte in branco dai giovani, o da baby gang, alcune veramente spietate. Senza contare le parole di odio che vengono dette o gesti compiuti  dentro le mura scolastiche. E le vittime hanno tutte le età, tutti i ruoli: sono studenti, presidi o insegnanti”.

La questione è molto grave, soprattutto se pensiamo che uno dei protagonisti di queste campagne d’odio è proprio la Lega – un senatore della Lega, Simone Pillon, è stato di recente condannato per le sue campagne diffamatorie ai danni delle persone lgbti) –  il cui leader è l’ex Ministro degli Interni.

Oggi l’odio e la paura nei confronti di chi è considerato “diverso” sono una parte importante del programma sociale delle destre, che, buttando sabbia negli occhi e additando il nuovo nemico di turno, sperano di racimolare qualche consenso in più.

Ma quello che preoccupa di più è l’indifferenza consapevole o inconsapevole di ancora troppi italiani.

Domenico Mecca

2 risposte a "Odio per la “diversità’”"

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