Ma lui cosa c’entra? A Lesbo attacchi e aggressioni anche contro le Ong. Il fallimento dell’Europe

E’ da alcuni giorni che, guardando questa e altre foto, mi chiedo: “ma lui, gli altri bambini e le famiglie, cosa c’entrano?”

Le cronache di queste ultime ore aggiungono al dramma umano già noto, quello di video e foto di aggressioni fisiche e verbali alle persone che lavorano nelle Organizzazioni non governative (ONG) che stanno aiutando  nell’accoglienza i migranti nelle isole greche di Lesbo, Chios e Samos.

Si tratta di incendi appiccati alle loro strutture e alle automobili. Con un’escalation di episodi razzisti nei confronti dei profughi, che hanno superato la soglia dei 22.000 nella sola isola di Lesbo.

“Siamo seriamente preoccupati: ci stiamo rendendo conto che la presenza delle Ong non è gradita. La situazione è molto tesa e frustante. Deriva dalla mancanza di politiche effettive negli ultimi cinque anni, per cui era prevedibile questo peggioramento. Stanno gettando benzina su un fuoco che era già pronto ad esplodere”, testimonia Maria Alverti, direttrice di Caritas Hellas, nel suo racconto a Patrizia Caiffa, dell’Agenzia di Informazione.

All’attacco alle ONG, si aggiunge il quadro desolante di numerosi episodi violenti da parte di militanti dell’estrema destra, che prendono di mira i profughi stessi, i giornalisti e gli operatori delle Ong. Infatti nel mirino dei violenti non c’è solo la Caritas, ma anche Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani), dove una struttura per migranti è stata data al fuoco, e la Ong “Solidarity”, che distribuisce cibo e vestiti ai profughi.

Numerosi episodi di odio e violenza, non ultimo l’orribile video, che mostra una imbarcazione della guardia costiera greca, nei pressi di Bodrum, sparare colpi di fucile in acqua sui profughi che tentano di arrivare in gommone, respingendoli brutalmente con un forcone.  “E’ contro ogni legge umanitaria ed etica – sottolinea ancora Maria Alverti -. La guardia costiera dovrebbe fare ciò che è chiamata a fare, cioè rispettare le persone e salvare le vite. E’ una vergogna totale”.

Ma non è finita qui, purtroppo. Anche tra la popolazione locale aumentano gli episodi di razzismo, di odio e di violenza allo scopo di pattugliare le strade. Agendo intorno al campo di Moria, identificano le persone, chiedendo se sono greche o straniere e se lavorano nelle Ong.

Nove mila sono le persone bloccate alla frontiera tra Grecia e Turchia e 68  quelle arrestate. Il governo greco ha deciso di sospendere per un mese le procedure per la richiesta di asilo.

La polizia e la autorità greche non fanno nulla, anzi. La volontà del governo di Mitsotakis è quella di creare il caos e avere mano libera sulla repressione e i respingimenti, attraverso la sospensione dei trasferimenti di migranti dalle isole di Lesbo, Samos e Chios alla terraferma, creando così sovraffollamenti, disagi e problemi nella gestione delle condizioni igienico-sanitarie.

Nelle ultime settimane infatti il governo greco ha respinto il 95% delle richieste d’asilo. I rifugiati sono in questo modo illegali in Grecia ma, essendo principalmente siriani e afghani, non possono nemmeno tornare indietro.

La sanità nell’isola è al collasso, la crisi economica non è mai stata superata del tutto e la pressione dei migranti  ha aumentato i già evidenti disagi in cui vivono i cittadini greci da molti anni.

Un bambino di 4 anni è annegato dopo che il gommone in cui viaggiava con i genitori si è capovolto, e un ragazzo di 22 anni di Aleppo, Mohammed El Arab, è morto dopo che la polizia, schierata sul confine vicino Evros, gli ha sparato una pallottola di gomma.

In soli due giorni, nelle isole greche di Lesbo, Samos e Chios sono arrivate 1.200 persone, una pressione che le tre isole greche non possono reggere: prima di questa nuova ondata solo a Moria c’erano 22 mila migranti a fronte di 3 mila posti totali.

Questa è la gravissima e vergognosa situazione, che non è iniziata ieri e che ha pesanti responsabilità nella ferocia assassina del governo siriano, nella stessa guerra siriana, che vede contrapposti la Turchia da una parte e la Russia dall’altra, nei ricatti della Turchia, nella debolezza disumana della Grecia, ma soprattutto nella volontà di non decidere dell’Europa.

Ne ho appena scritto ieri, ma non posso tacere l’ultima vergogna, come denuncia il “Manifesto” in un articolo di ieri.

Il risultato della missione UE di due giorni fa al confine tra la Grecia e la Turchia, è il disegno di stanziare 700 milioni di euro alla Grecia in aiuti umanitari e l’invio di navi, aerei, elicotteri e 100 guardie da schierare lungo i confini marittimi e terrestri della Grecia.

Sembrerebbe un pieno sostegno al governo greco e un cedimento al ricatto di quello turco.

Alcuni europarlamentari del Pd hanno avanzato una richiesta alla nostra Ministra dell’Interno Lamorgese di creare corridoi umanitari dalle Isole Greche per trasferire in Europa almeno le donne e i bambini.

Questa sarebbe l’unita nota positiva su uno spartito stonato, disumano e vile.

Domenico Mecca

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